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Hoppe é una società multinazionale, leader europea nella fabbricazione di maniglie, 2500 dipendenti e stabilimenti in tutto il mondo tra cui tre anche in provincia di Bolzano. Arriva adesso inaspettata la notizia della chiusura dello stabilimento della Val Passiria con 158 dipendenti sui 700 totali in provincia. Quando quarant’anni fa, Hoppe scelse di insediarsi in provincia di Bolzano, avrà sicuramente considerato positivamente la disponibilità di una manodopera volonterosa, abile e collaborativa, cosí come un governo provinciale stabile e favorevole a questi insediamenti nelle nostre valli piú svantaggiate. Insomma, pace e collaborazione sociale, “Sozialpartnerschaft” alla sudtirolese. La multinazionale ha trovato condizioni “tedesche” a conflittualità zero, pur essendo insediata in Italia, ma non ha portato con sé relazioni industriali “tedesche”. I fatti di questi giorni dimostrano come negli stabilimenti altoatesini non ci sia una forma concreta di partecipazione dei lavoratori alla gestione della azienda, ma nemmeno un esteso loro diritto di informazione sulle strategie dell’azienda. Insomma in Alto Adige siamo estranei alla cultura piú conflittuale italiana, ma non abbiamo conquistato nemmeno un pó della cultura tedesca della partecipazione, della Mitbestimmung. Tra le diverse culture delle relazioni industriali del nord e del sud europeo ci siamo collocati…nel vuoto. Troppo tedeschi per protestare, troppo italiani per cogestire.
La famiglia è la stessa ed è quella “classica” sudtirolese: genitori e due figli, il padre impiegato a tempo pieno (1200 euro netti), la madre a part-time (700 netti). Secondo un’analisi pubblicata ieri a Bolzano, questa famiglia, potrebbe aumentare il suo modesto reddito disponibile, se la moglie non lavorasse o se il padre facesse il part.-time. Incredibile, ma vero. Questo paradosso é reso possibile dalle regole del generoso Welfare altoatesino: se la famiglia scende dai 1900 mensili (1200 piú 700) a 1500, rientra nel diritto al sussidio casa, al sussidio di studio per i figli, agli assegni familiari maggiorati. In conclusione, alla famiglia con minore reddito (dichiarato!) rimangono a disposizione 281 euro netti in piú. Un quotidiano locale titola “lavorare meno, conviene”.
Questo paradosso ci ricorda quanto sia urgente la riforma della fiscalità sui redditi da lavoro, ma ci ricorda anche che il tagliando del Welfare altoatesino é scaduto. Portiamolo alla revisione.
La Südtiroler Volkspartei (SVP) ha incontrato ieri a Roma il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Una visita di cortesia? Sí, anche, ma al centro del colloquio c’era pure il tema del futuro dell’Autonomia (“Dabei ging es auch um die Zukunft der Autonomie” come riferisce il ben informato quotidiano Dolomiten). I fatti sono chiari: a rappresentare e presentare la nostra provincia davanti al Presidente Napolitano basta la SVP ed i suoi esponenti tedeschi e ladini. Gli Italiani non servono. Si tratta di un incontro di partito, mi si obietterà, ma i partiti non sono le Istituzioni. Se sono queste ultime a dialogare tra loro e con la massima carica dello Stato, allora c’è bisogno anche dei rappresentanti italiani della nostra provincia. L’Autonomia riguarda tutti i cottadini che vivono in provincia. Alto Adige/Südtirol, ci chiamiamo nella Costituzione della Repubblica Italiana. É necessario ricordarlo a Bolzano ed a Roma. Ma forse le recenti libere elezioni provinciali hanno contribuito a sbiadire questa memoria.
Le statistiche altoatesine del lavoro scrivono numeri in rosso: i disoccupati ad ottobre son 13.145, un terzo in piú rispetto all’anno scorso. Disoccupati sono sempre più i giovani, le persone in età matura, i Bolzanini e nella loro grande maggioranza non hanno una sufficiente qualificazione linguistica (dichiarazione del direttore dell’ufficio provinciale, Dr. Helmuth Sinn). E c’é da crederci anche solo leggendo le numerose inserzioni sui giornali locali dove si propongono ancora molte assunzioni a persone con “buona conoscenza della lingua italiana e tedesca/ gute Deutsch- und Italienischkenntnisse”. Quindi siamo al tipico paradosso del nostro mercato del lavoro: persone che cercano lavoro e non lo trovano, lavori che cercano lavoratori e non li trovano. La diagnosi é chiara: le persone bilingui trovano lavoro molto piú facilmente delle altre. Le agenzie di collocamento stimano che, a parità di professionalità, il bilinguismo moltiplichi per 5 le possibilità di impiego in provincia di Bolzano. Conclusione: le misure contro la disoccupazione dovrebbero concentrarsi da subito sulla conoscenza della seconda lingua tra gli adulti come efficace politica attiva del lavoro. I disoccupati di oggi non possono aspettare gli effetti delle politiche provinciali di bilinguismo precoce e delle misure del piano per il lavoro 2013-2020. Troppo tardi!
Per 5800 imprese altoatesine (il 16% del totale) si avvicina il traguardo del passaggio generazionale: i titolari lasciano per limiti di età e di …forze, ma i successori bisogna trovarli (e convincerli!). E non é sempre facile: a volte la cosa riesce, troppe volte no! Non ci sono giovani che vogliano continuare certi lavori, a certe condizioni e con la stessa passione dei predecessori. Allora si chiude il negozio, la bottega artigiana, lo studio professionale, l’albergo, il maso, l’impresa. Professionalità ed economia reale che si perdono, forse per sempre.
Il passaggio generazionale nell’economia è uno dei punti piú critici della nostra “vecchia” società: bisogna aiutare coloro i quali possono garantire continuità e rinnovamento alle nostre aziende. non si tratta solo dei famigliari, ma anche dei dipendenti e di altri giovani che hanno voglia di (di)cominciare.
Si tratta anche si superare le nostre resistenze ed in qualche caso, i pregiudizi verso persone e gente nuova. Dobbiamo attirare energie nuove da dentro e da fuori il Sudtirolo, pena la decadenza della nostra società. Il capitale che serve é quello umano.