Alberto Stenico

L’anno della grande svolta è stato il 1972, quando è entrato in vigore il nuovo Statuto di Autonomia. Fino ad allora, le scelte riguardanti le politiche sociali per il nostro territorio, erano di competenza dello Stato o della Regione. Dal 1972 toccava alla provincia Autonoma di Bolzano organizzare i servizi sociali per i propri abitanti. Lo Statuto le assegnava infatti la competenza primaria per l’”assistenza e la beneficenza pubblica” e per l’”edilizia comunque sovvenzionata,, e inoltre la competenza secondaria per l’”igiene e sanità”, e non solo. Iniziava così una nuova era, l’inizio nella costruzione di un percorso che puntava ad aumentare la sicurezza sociale dei cittadini. A lavorare con impegno ed entusiasmo in questo cantiere, c’erano le forze sociali e politiche autonomistiche, così come una nuova generazione di funzionari pubblici preparati e motivati.

In un tempo sorprendentemente breve ed in un clima di concreta collaborazione tra Stato, Regione e Provincia, sono state approvate norme fondamentali quali primi passi del nostro sistema provinciale di prestazioni sociali. Già nel 1973, norme per l’assistenza di base, a favore delle persone disabili, misure per gli anziani, norme sui contributi.

Nel 1974, asili nido, assistenza ai bambini, figli naturali, nel 1975, ancora assistenza di base, la creazione di fondi specifici, invalidi civili, la cooperazione, igiene e salute, fondo pensione, minori soggetti a procedimenti giudiziari, e via, via a ritmo serrato.

Una vera e propria “primavera” dell’Autonomia nel settore sociale, proseguita poi negli anni successivi con una copiosa legislazione e con robusti finanziamenti dal proprio bilancio. Era finalmente possibile reagire a specifici problemi della popolazione altoatesina, facendo riferimento al contesto socio-economico ed etnico locale, definendo priorità e modalità, ancorché nei limiti stabiliti nello Statuto.

In questi nuovi grandi spazi aperti dal 1972 in poi, si è esercitata la creatività e l’innovazione necessaria per stare al passo coi tempi e con le trasformazioni della società. Per fare questo, la Provincia ha potuto guardare sia a Nord che a Sud del Brennero, scegliendo gli esempi migliori nel campo della legislazione sociale.

Dall’Italia il tema della Psichiatria, la Riforma Sanitaria, l’Integrazione delle persone con disabilità,

dalla Germania il Minimo Vitale (Grundsicherung),

dalla Germania e dall’Austria, la Famiglia, le prestazioni per la Famiglia, l’anticipo dell’assegno di mantenimento (Unterhaltsvorschuss),

dalla Germania, Austria, Lussemburgo le prestazioni per la non autosufficienza (Pflegesicherung).

Con l’Autonomia si sono potute anticipare scelte specifiche ed innovative come, per esempio, quella della Previdenza Complementare (Pensplan), della Cooperazione Sociale (legge regionale del 1988), dell’assistenza all’infanzia anche tramite le Tagesmütter.

Si è trattato di un raccordo continuo tra competenze a livello provinciale, regionale, nazionale ed europeo, ma con la massima attenzione alle caratteristiche specifiche del nostro territorio.

A favorire lo sviluppo in questi primi 50 dell’Autonomia Sociale, ha contribuito certamente la convivenza pacifica tra i diversi gruppi etnici, conseguente all’approvazione dello Statuto nel 1972. Non si sono verificate tensioni neppure nella ripartizione proporzionale dei mezzi a disposizione per il settore sociale, se non forse per l’edilizia sovvenzionata.

Il fatto ulteriormente decisivo per la gestione comune interetnica delle politiche sociali è stata la qualità degli assessori che si sono succeduti nell’incarico: primo fra tutti, protagonista della “primavera” dell’Autonomia Sociale, è stato l’avv. Armando Bertorelle.

Le nuove emergenze sociali impongono ora di attuare nuove politiche all’altezza dei tempi: con lo spirito dei precursori e con la ferma volontà di rafforzare con coerenza e determinazione la nostra Autonomia Sociale che saputo dare risultati così importanti per tutta la popolazione.

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“La Convivenza, la Convivenza!”. Con questa parola si richiama nel nostro territorio un sentimento diffuso, un auspicio sincero di gran parte della popolazione. Quello della pacifica convivenza tra i diversi gruppi è il sentimento nobile, sul quale si ritiene si dovrebbe basare la vita sociale del nostro territorio. E’ questo peraltro il richiamo più frequente e più diffuso nella comunicazione pubblica. Viva la Convivenza si ripete a gran voce e chi non lo condivide? E chi dovrebbe esserne esplicitamente contrario? E’ pur vero che il termine si presta a diverse interpretazioni, ma nessuno ne nega esplicitamente il valore generale, ancorché in astratto. Il fatto è che la parola è talmente diffusa e frequente da apparire ormai alquanto usurata. A mezzo secolo dallo scoppio dell’ultima bomba e dall’ultimo attentato dinamitardo, pochi ricordano e nessuno evoca il ritorno a quei metodi che appaiono ormai fuori della storia, sepolti sotto una spessa coltre di nuove condizioni sociali ed economiche. Siamo entrati in un’epoca nella quale la Convivenza pacifica è data per scontata. Con una percezione diffusa, ma nello stesso tempo superficiale, raramente frutto di analisi critiche approfondite e di azioni e comportamenti conseguenti e coerenti con i contenuti che la parola stessa evoca. Read More

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Qualcosa non funziona nel rapporto tra Pubblico e Privato nella nostra città. L’ultimo caso è quello del nuovo albergo per studenti e lavoratori, realizzato in breve tempo da privati a Bolzano. Nel frattempo prosegue il lungo iter per l’avvio di progetti di analoghe strutture, sotto l’egida di Comune e Provincia. Anche nel passato si sono verificate diverse situazioni dove il “Privato” – for profit o non profit – ha reagito per tempo alle domande espresse dalla società ed ha realizzato opere importanti. Gli esempi non mancano né nel settore assistenziale e sanitario, né in quello urbanistico/abitativo, né in quello produttivo. Una volta autorizzati, i progetti dei Privati – Imprese, Cooperative, Associazioni, Fondazioni – procedono concretamente e raggiungono quasi sempre rapidamente l’obiettivo posto. Read More

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L’esplosione nella fabbrica dell’alluminio di Bolzano mi ha colpito fortemente: sei operai con ustioni gravi. Non è il primo infortunio di questo tipo nella zona industriale di Bolzano e ricordo in particolare quello della fabbrica di pannelli truciolari che provocò addirittura tre morti. Ma la novità rispetto al passato è un’altra: tutti e sei gli operai ustionati sono stranieri originari del Senegal, Tunisia, Albania. Quella fabbrica, quella zona industriale, quelle industrie pesanti sono state da sempre l’insediamento storico dei lavoratori italiani di Bolzano. Read More

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In questi giorni si festeggiano a Bolzano i 50 anni dalla RAS. Cos’è la Ras? La società creata dalla Provincia per permettere la ricezione a livello locale dei canali TV e Radio dai Paesi di lingua tedesca – Austria, Germania, Svizzera – in forma gratuita e per tutta la popolazione fino alle case più isolate sulle nostre montagne. Un servizio di immensa portata, che ci connette coi principali canali pubblici di una parte così importante d’Europa. Se la Ras ha incrementato in modo esponenziale le possibilità di informazioni, svago, sport e approfondimenti culturali in lingua tedesca e ladina, altro grande contributo lo ha data la Rai, sede di Bolzano, con le sue trasmissioni in lingua tedesca a partire dal 1946 (poi anche in lingua ladina) e con un continuo crescendo di programmi per gli utenti TV e Radio. In lingua tedesca e ladina, i nostri servizi pubblici (RAI e RAS), garantiscono un alto livello di offerta sia per quantità, che per qualità. In questo ambito sono molti gli spazi dedicati alle tematiche locali con notiziari, dibattiti, film, politica, approfondimenti. La Ras e la Rai Südtirol hanno in questo senso una storia di successo e la minoranza tedesca e quella ladina hanno a disposizione un mezzo efficace per la cura e lo sviluppo della propria lingua e cultura e per seguire gli sviluppi della nostra Autonomia. Read More

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