Alberto Stenico

A Cesare quel che è di Cesare, a Dio quel che è di Dio

Friday , 12, August 2016 Lascia un commento

Il direttore della Caritas di Bolzano, dichiara che il tema della accoglienza non può più essere di competenza esclusiva della sua associazione. Fin’ora essa ha assistito (assieme a Volontarius) i richiedenti asilo della provincia di Bolzano, avendo la Provincia delegato in questo modo tutti suoi compiti istituzionali.

I profughi, mano a mano che arrivano in provincia, hanno come referente questa importante organizzazione cattolica. Ora giustamente, passata la prima fase di emergenza, la Caritas sostiene che è arrivato il momento di far intervenire nel percorso di accoglienza, anche le Istituziini Pubbliche, fin’ora tenutesi defilate. Si è confusa infatti la fase della Prima Accoglienza, con quella del Processo di Integrazione: quest’ultimo non può competere solo ad un soggetto privato e confessionale, ma deve inevitabilmente riferirsi alle Istituzioni Locali come scuola, strumenti del mercato del lavoro, sanità, forze dell’ordine, ecc. Il richiedente asilo dovrebbe rapidamente rapportarsi con la nostra società, le sue regole e le sue opportunità. Imparare la/le lingue, frequentare corsi professionali anche in azienda, iniziare il percorso della piena cittadinanza fatta di diritti e doveri. Vivere troppo a lungo nelle condizioni della prima accoglienza (con assistenza globale) significa ritardare e compromettere il processo di inclusione e responsabilizzazione dei singoli. La solidarietà e la “carità” praticate dalle nostre associazioni sono indispensabili, ma l’integrazione è un compito generale e pubblico. “Noi ci fermiamo qui: Provincia e Comprensori devono strutturarsi nella prospettiva delle attività ordinarie” dice il direttore della Caritas. Ed ha ragione. Date a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio.
(www.albertostenico.it)

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