Alberto Stenico

Perchè il dopo-Coronavirus non sia peggio del virus

Tuesday , 14, April 2020 Lascia un commento

Previsioni quantitative attendibili non le può fare nessuno, ma è certo che dal Coronavirus usciremo più poveri e con più disoccupati di prima. In queste settimane (dentro il coronavirus) si cerca di tamponare la già grave situazione sociale, con interventi di aiuto alla popolazione ed alle imprese. Le somme sono sì importanti, per il breve periodo, ma già capaci di mettere in crisi i bilanci pubblici a livello nazionale e locale. Ognuno può figurarsi come sarà la situazione economica del dopo coronavirus. Sul versante internazionale si è già verificata la limitata disponibilità di singoli Paesi ad impegnarsi economicamente per gli altri, anzi si stanno manifestando anche pericolosi segnali di nuovi nazionalismi. Insomma, il futuro è nelle nostre mani e dovremo contare soprattutto sulle nostre forze. Nella storia dei singoli Paesi e anche dell’Italia, non è certo questa la prima e l’unica situazione di emergenza.

E non sarebbe la prima volta che ai singoli cittadini ed al popolo viene richiesto uno sforzo straordinario per salvare e/o risollevare il loro Paese. Senonchè, nelle altre occasioni starordinarie dell’ultimo secolo, la chiamata alla solidarietà economica nazionale, all’aiuto alla propria comunità nazionale, è sorta in occasione delle guerre. Con la prima e la seconda Guerra Mondiale, furono emessi in tutti i Paesi coinvolti, Italia, Austria, Germania, Stati Uniti e altri, Titoli di Credito di Guerra sottoscritti dai cittadini come impegno economico individuale a sostegno dei propri eserciti e delle proprie industrie militari. Un enorme prestito interno, una grande mobilitazione economica. L’Italia fece anche l’esperienza dell'”Oro alla Patria” nel 1935 con il dono volontario delle fedi nuziali allo Stato (anche nella piccola neo-insediata comunità italiana dell’Alto Adige vennero raccolte 4.268 fedi nuziali). In altre parole le grandi mobilitazioni economiche di massa furono sempre organizzate dai Governi per sostenere le guerre ed ebbero sempre un grande seguito popolare. Fatte tutte le debite distinzioni, i problemi economici del nostro immediato futuro sono di dimensioni tali da richiedere risposte straordinarie da parte di tutte le Comunità locali , nazionali ed internazioanli. Che sia il caso di riproporre quegli stessi strumenti economici, questa volta invece per sostenere la ripresa economica e sociale delle nostre Comunità? Io penso di sì. Ciò che ha avuto efficacia nel passato per sostenere i nazionalismi, l’odio e le guerre, potrebbe essere un potente strumento per costruire e ricostruire nuovi e migliori rapporti sociali ed economici nel dopovirus. Ben vengano i BOND della PACE!
(www.albertostenico.it)

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